Una firma per i nuovi Piccoli Italiani

30 Novembre 2011

di Sandra Carli Ballola (Responsabile diritti e migranti del Partito Democratico di Ferrara )

Condivido le parole del Presidente Napolitano “follia negare la cittadinanza ai figli degli immigrati”. Bene ha fatto il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, ad iniziare il suo Ministero tra i migranti di Castelvolturno e a Villa Literno dove, nel 1989, venne ucciso dalla criminalità organizzata Jerry Masslo, rifugiato sudafricano che aveva avuto il coraggio di denunciare il bestiale sfruttamento a cui sono sottoposti i raccoglitori di pomodori.

Tutti i giorni nelle mie classi vedo i volti e i gesti della società multiculturale che è già tra noi.

Rohit, è indiano e suo padre fa il mungitore delle nostre mucche: è il più pacato e silenzioso della classe; Thomas, è rumeno, vive con la madre, badante dei nostri anziani: trattiene a stento un’inquietudine che forse proviene dalle vicende della sua infanzia appena trascorsa. Chao Qui, è cinese e i suoi gestiscono un ristorante: negli anni passati appariva distante e sonnolento, ora, che va con una ragazza italiana, nonostante il parere contrario della sua famiglia, è più vispo e interessato.

Micha è ucraino e vive con la madre separata : sembra diffidente, sicuramente arrabbiato col padre che li ha lasciati soli. E poi Kleidi, albanese, il più bravo della classe..

Che dire a questi adolescenti che devono affrontare la vita in uno dei momenti storici più terribili, che faticheranno a trovare lavoro, come e più dei nostri figli, ragazzi che stanno strutturando la propria identità?

“ Mandiamoli a casa” ? Impedirgli di far parte del Paese in cui sono nati, rendere faticoso e lungo il percorso verso la cittadinanza, farli sentire estranei, ospiti, mentre i loro genitori qui lavorano e a pagano le tasse?

O invece riconoscere che la società multiculturale esiste già e che è necessario affrontare i fenomeni difficili e complessi della società globalizzata senza tradire il “patto giurato tra uomini liberi” scolpito nella nostra Costituzione?

Penso che occorrano buone pratiche e buone politiche che non aizzino gli uni contro gli altri, che non creino capri espiatori per la crisi e la disoccupazione.

Politiche che cercano soluzioni alla fatica della convivenza e della coabitazione…(continua)

E le due leggi di iniziativa popolare proposte dalla campagna nazionale “L’Italia sono anch’io vanno in questa direzione.

Sono quasi 699 mila, i minori nati in Italia da genitori stranieri : bambini che sono compagni di banco dei nostri figli, crescono nella nostra cultura, guardano la televisione, vanno in biblioteca, parlano con accento dialettale, progettano il futuro qui in Italia…

Ma, a differenza di quanto avviene in altri Paesi, non sono riconosciuti come cittadini italiani. Devono aspettare di divenire maggiorenni , dopodiché, entro un anno da quella data, possono chiedere la cittadinanza italiana, purchè siano stati residenti legalmente senza interruzione.

Ma fino a quel momento permane lo stato di precarietà, che si rinnova con i permessi di soggiorno, e che non consente quel processo di serena integrazione e di riconoscimento di diritti e di doveri necessario per la civile convivenza.
La legge di iniziativa popolare vuole consentire a chi qui nasce da almeno un genitore legalmente presente da un anno, di essere italiano.
Inoltre è giusto che i lavoratori stranieri regolarmente in Italia da almeno 5 anni, che pagano le tasse, possano votare alle amministrative: questa è la seconda proposta di legge di iniziativa popolare, che cerca di riconoscere i diritti a chi ottempera a dei doveri.
Occorrono 50.000 firme entro febbraio perché le due proposte di legge arrivino in Parlamento.
Due leggi necessarie per riconoscere la società multietnica che già esiste.

Non riconoscere diritti e doveri a chi vive e lavora tra noi può significare voler ignorare le trasformazioni sociali e può comportare un senso di esclusione sociale incandescente.

Meglio trovare le vie giuste per vivere insieme.

Vivere nel mondo di oggi ed essere contro l’uguaglianza per motivi di razza o colore è come vivere in Alaska ed essere contro la neve” scriveva Faulkner.

Occorre trovare gli strumenti e le parole per vivere nella neve senza far morire di freddo nessuno .


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