Dal Governo nessuna volontà di metter mano alle pensioni di reversibilità

18 Febbraio 2016

di Eric Zaghini (Responsabile Sviluppo Economico PD Ferrara)

zaghiniNell’epoca della comunicazione di massa vengono messi in circolo diversi finti scoop giornalistici, per non dire bufale vere e proprie, con lo scopo di inquinare il dibattito pubblico o più genericamente di sostituire la realtà con un surrogato poco distante dall’idiozia. L’ultimo esempio, il più eclatante, riguarda la presunta volontà del Governo di mettere mano alle pensioni di reversibilità.

Spiace verificare, lo si apprende dalla stampa, che tra le allodole cadute in trappola vi siano le organizzazioni sindacali rappresentanti dei pensionati ferraresi, le quali hanno avvertito le masse della sciagura imminente.

Peccato non ci sia nulla di fondato in tutto ciò.

Col “DDL povertà”, all’esame delle camere, il governo è delegato ad approvare entro sei mesi dall’approvazione della delega l’introduzione – per la prima volta nel nostro Paese – di uno strumento universale e organico di lotta alla povertà.

L’obiettivo è quello di assicurare livelli uniformi di assistenza in tutto il Paese. Attualmente, gli interventi assistenziali dei Comuni vanno da meno di 25 euro pro-capite a 250 euro pro-capite a seconda delle zone del Paese. E nel Sud si spende circa un terzo in lotta alla povertà rispetto al Nord-Est. Tutto ciò indica che c’è bisogno di un intervento straordinario contro la povertà.

Tra l’altro, a differenza di ciò che è sempre avvenuto nel recente passato, quando a roboanti promesse non seguivano mai altrettante azioni concrete, il Governo prima ha messo i soldi (in Legge di stabilità 2016: 600 milioni nel 2016 e 1 miliardo l’anno dal 2017 in poi, strutturalmente), e poi ha pensato e presentato il disegno di legge.

Nel testo del disegno di legge, la parola reversibilità non è mai nominata.

Semplicemente, la delega prevede che le prestazioni previdenziali e assistenziali che già oggi sono sottoposte alla “prova dei mezzi” (per prova dei mezzi si intende che le prestazioni debbono essere erogate al più bisognoso, non al più furbo) possono essere “investigate” al fine di evitare duplicazioni e abusi, e per renderle più efficaci nell’aiuto a chi ha più bisogno. Oltretutto, la delega espressamente prevede che eventuali risparmi, frutto di tale operazione andrebbero ad aumentare i soldi già destinati alla lotta alla povertà.

Infine, ancora a maggior tutela degli attuali percettori delle prestazioni, nella delega c’è scritto a chiare lettere, che in nessun caso le prestazioni attualmente erogate possono essere toccate.

Nulla di ciò che si legge in giro in questi giorni, dunque, corrisponde a realtà. Per rendersene conto basterebbe accedere ad internet, visitare il sito della Camera, e leggere le due paginette del disegno di legge.  Si eviterebbe, così, di vedere una parte di politica e delle rappresentanze protestare contro la lotta alla povertà.


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