“Finalmente c’e’ un’Italia che ha deciso di indignarsi”

13 Febbraio 2011

di Paolo Calvano

Finalmente c’è un’Italia che ha deciso di indignarsi. Un’indignazione che parte dalle donne, ma che tra le donne non può finire. Un’indignazione che oggi attraverserà tutto il Paese e di cui gli uomini hanno il dovere di essere co-protagonisti. Per questo sarò in piazza. Perché nella mia dimensione privata, non accetto che un uomo ritenga che grazie al denaro e al potere, si ottenga il possesso di una donna, utilizzandone il corpo e svilendone la dignità.

Non siamo tutti uguali, e per usare le parole di Massimo Gramellini “il mondo reale è fatto di uomini e donne che amministrano il proprio corpo con pudore e dignità, che non votano necessariamente tutti dalla stessa parte, che passano la loro vita a cadere e rialzarsi senza che nessuna tv, rivista o inchiesta si occupi del loro cammino”.

Sarò in piazza anche nella mia dimensione pubblica, perché è anche responsabilità della politica se nel Paese si è diffusa e radicata una cultura rovesciata nei valori. Troppo poco si è fatto negli anni ’90, anche da parte dei partiti progressisti, per evitare che il predominio mediatico nelle mani di un uomo solo potesse incidere, come invece è drammaticamente avvenuto, sulla cultura del Paese e sui suoi valori.

Troppo poco si sta facendo attualmente per affermare un modello politico e culturale alternativo. La piazza di oggi serve a ribadire che in politica e nella società le persone devono essere valorizzati per merito, capacità e competenze. Essere in piazza oggi significa anche ascoltare quell’Italia che pretende una classe dirigente non selezionata come un casting televisivo, ma che fa dell’onestà, della sobrietà e della serietà l’architrave del proprio impegno pubblico.


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