La manomissione della Giustizia

18 Aprile 2011

di Rita Reali (Resp.le Giustizia PD Ferrara)

Ho volutamente tratto spunto dal titolo dell’ultimo libro di Gianrico Carofiglio “La manomissione delle parole” per  titolare questa mia breve  riflessione.

Oggi più che mai, ritengo, che di “manomissione” debba parlarsi: della Informazione, della Verità, della Giustizia.

Giustizia strumentalizzata,  abusata e manomessa, fino a farla divenire Ingiustizia.

Per promuovere la Giustizia  occorre necessariamente essere imparziali, affrancarsi dai propri interessi e bisogni personali,  occorre essere ragionevoli e razionali.

Presupposti, questi, che difettano in coloro che hanno votato a favore, alla Camera, del disegno di legge n. 3137°, relativo alla durata dei processi (cd. Prescrizione breve).

Questo provvedimento stravolge la nozione di prescrizione del reato contenuta nel Codice Penale introducendo una riduzione del termine di prescrizione dei reati che vale solo per  gli incensurati, e solamente se il processo di primo grado che li vede imputati non è ancora giunto a sentenza.  Ma…tra i cd. “incensurati” ci sono quelli al loro primo reato di lieve entità, ma anche quelli che hanno vari processi in corso e che, accortamente, con strategie difensive  tese ad allungare i tempi, riescono in tale intento. Un esempio di imputato incensurato,  il cui processo di primo grado non è ancora giunto a sentenza, è proprio Silvio Berlusconi, accusato nel cd. Processo Mills di corruzione giudiziaria. Attraverso la riduzione dei tempi di prescrizione, tale processo si estinguerebbe per intervenuta prescrizione del reato. Ma ricordiamoci che l’avvocato inglese Mills, imputato, per gli stessi fatti, di corruzione in atti giudiziari e falsa testimonianza a favore di Berlusconi,  fu condannato in primo e secondo grado, ma aihmè, a seguito della legge Cirelli del 2005, con la quale l’attuale maggioranza  ridusse i tempi di prescrizione dei reati, la Cassazione ha dovuto dichiarare  estinto pure questo reato….

Per portare a casa il salvacondotto per Berlusconi, migliaia di processi verrebbero dichiarati estinti,  con un costo sociale altissimo da parte delle migliaia di parti civili vittime di una Giustizia negata.

Durante le votazioni alla Camera del disegno di legge sulla prescrizione breve, il Partito Democratico ha proposto, tra i vari, un emendamento che escludesse dalla prescrizione i reati più gravi, come quello della strage di Viareggio o per la responsabilità sui crolli dell’Aquila dopo il terremoto. La maggioranza non ha accolto la proposta: “Una vergogna che si aggiunge alla vergogna” così è stato definito dal Capogruppo del PD alla Camera.

Abbiamo assistito all’ennesima manipolazione delle leggi, create ad personam, e celate da una sbandierata, ma non realizzata, “riforma epocale della Giustizia”.

La manomissione della Giustizia sta proprio in questo, nell’aver piegato l’attività legislativa del Parlamento ad interessi particolari, nell’aver ignorato la vitale necessità per lo sviluppo del nostro Paese di una organica riforma della Giustizia che acceleri i processi civili, che riorganizzi il sistema giudiziario cominciando ad assumere i 1.200 magistrati in meno sulla pianta organica, che  destini risorse per il personale degli uffici giudiziari  e strumenti per il funzionamento degli uffici medesimi, ad oggi assolutamente inadeguati. Una tanto bisognosa riforma della giustizia che riduca i tempi dei processi e che si muova attorno a quel principio sacrosanto, ormai quasi dimenticato, di cui i cittadini ne chiedono quotidianamente l’applicazione: la certezza del diritto. La certezza del diritto è in primo luogo un valore, fondamentale per il rispetto dei diritti della persona, per un corretto funzionamento dell’economia di mercato, per le imprese e per i loro investimenti.

La manomissione della Giustizia sta anche nella manipolazione e deviazione delle informazioni che vengono date, fino ad ottenere il contrario di quello che realmente sono: la ragionevole durata del processo, ad esempio, è rimasta solo nel titolo del provvedimento perché di fatto impedisce che il processo si svolga e che si arrivi ad una pronuncia che dia giustizia all’imputato e alle  vittime, dalla certezza del diritto si è passati alla certezza dell’impunità.

L’aver piegato l’attività Legislativa del Parlamento ad interessi particolari non ha comunque impedito al nostro Presidente della Repubblica  di annunciare che, prima dell’approvazione definitiva in Senato,  valuterà i termini della questione e sinceramente confido che il medesimo quale garante e difensore dei principi Costituzionali ponga in essere le opportune azioni affinchè questa “amnistia permanente” non diventi legge dello Stato.


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