Lettera di Matteo Renzi alle Democratiche e Democratici

7 Gennaio 2015

matteo_renziCare amiche e cari amici, cari compagni del Partito Democratico,

inizia un 2015 carico di sfide.

Non posso garantirvi che per il nostro partito riusciremo a fare meglio del 2014. Tecnicamente è quasi impossibile: abbiamo vinto praticamente ovunque e sfondato il muro del 40%. Siamo al governo di moltissime regioni, di moltissimi comuni. Il nostro Governo è fortemente trainato dalla spinta del PD. In Europa rappresentiamo il partito più votato e anche quello che più di tutti spinge per un cambiamento radicale delle politiche economiche di Bruxelles.
Insomma, ci lasciamo alle spalle un anno straordinario.
Nel 2015 cercheremo di continuare a vincere. Ora che abbiamo iniziato, vorrei che ci prendessimo gusto. Ma dobbiamo anche fare formazione politica, tanta e di qualità: ci stiamo lavorando in segreteria e vedrete presto un fiorire di iniziative in questo senso.
Perché questo è il senso del nostro 2015. Forse non riusciremo a fare meglio del 2014, ma dovremo dare il meglio di noi. E, in Europa, spiegare che cambiare verso non serve solo all’Italia. Ma è l’unico modo per salvare la crescita nel nostro continente.

Cerco di essere sintetico.

Nel 2015 porteremo a termine l’iter parlamentare delle riforme costituzionali. È un lavoro di portata storica. Il Presidente Napolitano ha spiegato bene come il bicameralismo paritario sia stato il più grande errore della Assemblea Costituente. Faremo chiarezza sul ruolo delle regioni, elimineremo gli enti inutili, semplificheremo il processo legislativo. Davvero un grande passo in avanti.

Chiuderemo già dalle prossime settimane la legge elettorale. Tra di noi eravamo divisi tra chi voleva i collegi (modello Mattarellum) e chi le preferenze (come in consiglio comunale). Avremo gli uni e gli altri. Per ogni collegio un candidato del partito, che girerà comune per comune, strada per strada, quartiere per quartiere e si farà vedere, riconoscibile, come il volto del PD. E poi lo spazio, comunque, per le preferenze. Rottameremo le liste bloccate e insieme a loro rottameremo l’inciucismo perché la sera delle elezioni sapremo chi ha vinto. E chi vince avrà la maggioranza per governare senza ricatti dei partitini.

Il Parlamento dovrà licenziare la legge delega sulla pubblica amministrazione. Meno sprechi, tempi certi delle risposte da parte del pubblico, grande investimento nel digitale, semplificazione e efficienza. Perché i tanti bravissimi funzionari pubblici che lavorano con onore hanno il diritto di non essere infangati da furbetti e furbastri.

Approvato la legge di riforma sul lavoro continueremo a operare per una politica industriale degna di questo nome e per norme più semplici. Meno alibi, più diritti. Quando la nuvola dell’ideologia si diraderà tutti si renderanno conto che le nuove regole sono più giuste e più chiare. E offrono sia agli imprenditori che ai lavoratori certezze maggiori. Dobbiamo però continuare sulle crisi aziendali. Il primo gennaio si è aperto col primo volo Alitalia Etihad. Da Terni a Taranto, da Termini Imerese a Piombino, da Reggio Calabria a Trieste, da Avellino a Genova sono tante le aziende che hanno visto sbloccate le crisi. Ma dobbiamo attrarre investimenti con più determinazione.

Per farlo è fondamentale che la grande opera di riforma della giustizia civile e del fisco vada avanti secondo i tempi stabiliti. Dobbiamo arrivare ad avere tempi europei e un sistema di certezza del diritto che in questi anni è cambiato.

Il campo dei diritti, dalla riforma del terzo settore alle unioni civili fino allo ius soli temperato, è il settore dei lavori parlamentari subito dopo le riforme costituzionali. Trovare un punto di equilibrio non sarà una passeggiata, ma è un nostro preciso impegno davanti agli elettori.
Tuttavia la vera riforma che rimette in moto l’Italia è quella che tiene insieme la sfida educativa – partendo dalla scuola (iniziate a segnarvi questa data: 22 febbraio, Roma) – con l’innovazione culturale, dalla Rai ai musei, dal teatro all’opera, dal cinema al design. Qui sta l’identità italiana. Qui sta la ricchezza dei nostri figli. Qui sta il nostro passato e il nostro futuro.

Ci siamo dati una cadenza ordinata per le nuove iniziative di legge.
A gennaio abbiamo provvedimenti su economia e finanza. A febbraio tocca alla scuola. A marzo il Green Act – sull’economia e l’ambiente in vista della grande conferenza di Parigi 2015. Aprile sarà il mese di cultura e Rai. A maggio tutti i riflettori sul cibo, agricoltura, turismo, made in Italy: arriva l’Expo. A giugno i provvedimenti sulle liberalizzazioni e prima dell’estate il punto sullo sport anche in vista della candidatura per le Olimpiadi del 2024

Nelle prossime settimane ci sarà anche da eleggere il Presidente della Repubblica. Ovviamente sarà un passaggio delicato e difficile, come dimostra la storia parlamentare anche di questa legislatura. E succedere a un grande italiano come Giorgio Napolitano non sarà semplice. Ma sono certo che il PD sarà decisivo nello scegliere insieme a tutti un arbitro equilibrato e saggio, il garante super partes delle istituzioni.

C’è molto da fare. Lo faremo. Senza ansia, senza angoscia, senza paura. Ma lo faremo velocemente. Abbiamo la certezza che gli italiani da noi vogliono che continuiamo a fare quello che abbiamo fatto nel 2014 con ancora maggiore determinazione. Dobbiamo ridurre la forbice delle ingiustizie. È quello che abbiamo iniziato a fare con il tetto ai mega stipendi pubblici da una parte e l’innalzamento degli 80 euro dall’altro. Ma non finisce qui. La forbice dell’ingiustizia da ridurre è anche quella tra lavoro e rendita, tra coraggio e paura, tra crescita e austerità, tra non garantiti e garantiti, tra donne e uomini, tra chi ci crede e chi rema contro, tra chi scommette sul futuro dell’Italia e chi scommette sul fallimento dell’Italia.

Tra tre anni quando torneremo a votare i cittadini ci diranno se abbiamo avuto ragione a provare la strada coraggiosa e impervia delle riforme a tutto campo con questa legislatura . Fino a quel momento chiedo a tutte le democratiche e i democratici – che ringrazio per il lavoro svolto con passione e determinazione – di non mollare di un solo centimetro e di continuare a darmi una mano. A darsi una mano. Questo Paese merita tutta la nostra fatica. Questo Paese merita tutta la nostra energia. Questo Paese merita tutto il nostro entusiasmo.

Un sorriso,
Matteo


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