Un Primo Maggio per costruire lavoro

30 Aprile 2015

di Luigi Vitellio e Sabrina Cherubini


 Mai come in quest’ultimo anno il lavoro è stato al centro dell’agenda politica, non solo di governo. Per tale ragione questo Primo Maggio assume un significato ulteriore, per nulla offuscato ma anzi esaltato dalla coincidenza con l’apertura dell’EXPO di Milano. 

Nel giorno che ricorda le grandi battaglie per i diritti dei lavoratori, il tema del lavoro è declinato secondo una logica di costruzione delle opportunità di lavoro. Sta in questo il punto di svolta di un’azione politica volta a creare le condizioni strutturali affinché ripartano gli investimenti e si amplino le opportunità occupazionali, premesse necessarie per un mercato del lavoro funzionante e non dominato dall’incertezza, in cui sia consentito un rapido ingresso ai giovani, o reingresso a chi ha perso il lavoro. 

Il contesto economico in cui le aziende si sono trovate ad operare negli ultimi anni è mutato con una tale rapidità da non aver concesso il tempo di fronteggiare il cambiamento, se non con misure di emergenza, buone (ma non sempre) per scongiurare crisi ancor più gravi, e tuttavia incapaci di offrire prospettive di miglioramento del quadro complessivo. E’ da questa consapevolezza che muove la riforma del lavoro, che non si limita solo alla revisione di alcuni istituti contrattuali, ma spazia dal riordino delle strutture amministrative alla revisione degli ammortizzatori sociali, e ancora all’ampliamento delle tutele per la conciliazione di esigenze di cura, vita e di lavoro. 

L’obiettivo ultimo è quello di offrire ad ogni lavoratore non soltanto la tutela del singolo contratto di lavoro, ma una garanzia di occupabilità, grazie anche a nuovi strumenti che consentano l’assistenza personalizzata al lavoratore disoccupato nella ricerca di un nuovo impiego, come il contratto di ricollocazione.

Garantire l’occupabilitàtutelare il lavoro stabile, anche nel caso di eventuali transizioni da un rapporto di lavoro ad altro deve inoltre poter tradursi nell’offerta di un’opportunità di crescita professionale, di miglioramento e progressione nel percorso lavorativo, mediante un più efficiente e responsabile utilizzo dei fondi europei per la formazione. 

Ed è infine, soprattutto, la qualità del sistema produttivo ad assicurare la dignità del lavoro: ciò è infatti possibile solo ove il lavoratore, la sua professionalità diventino essi stessi una risorsa. Per questo gli strumenti di incentivazione devono essere spesi in modo mirato e strategico, favorendo l’iniziativa imprenditoriale che investe sull’innovazione e sull’innalzamento della professionalità e della qualità del lavoro, perché è così che si crea occupazione duratura.

L’ossessione della politica sia il lavoro, perché è strumento di cittadinanza: il PD sa che il lavoro non è solo felice opportunità ma anche fatica quotidiana che va risarcita con diritti attuali per i lavoratori attivi e per chi è in cerca di lavoro. Tuteliamo dunque i diritti dei lavoratori e non il posto di lavoro in sé.

Il 1° maggio di quest’anno è non solo una data simbolica, ma segna anche un’assunzione di responsabilità e di impegno per dare risposte concrete a coloro che chiedono dignità e sicurezza nel lavoro.


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